Mi avevano detto che il Natale Ortodosso, in Russia, era lungo come l’inverno dei libri di Anton Čechov, che immergersi nel gelo della terza settimana di gennaio sarebbe stato magico. Ed eccomi qui, la notte del 18, ad attendere che si compia un rito nato dalla credenza che il giorno del battesimo di Gesù, l’acqua si faccia santa. E per acqua si intende l’acqua dei fiumi, dei mari e persino quella che sgorga dai rubinetti di casa. E allora io pensavo che avrebbero tolto i guanti, che freddo, e raccolto una boccetta di acqua gelida da portare a casa, sperando che non ghiacci all’improvviso: ci sono 20° gradi sotto zero qui al fiume e il respiro caldo, appena uscito dal naso, si trasforma in una nuvola di ghiaccio.
Macché guanti. Macché boccetta!
Il tempo di togliere i vestiti ed ecco uomini e donne fare il segno della croce e immergere il capo tre volte in quell’acqua incredibilmente gelida! Una croce incisa sulla superficie ghiacciata del fiume permette di accedere alla fonte del rito, che si consuma con la sacralità delle antiche credenze. Mi vien voglia di provare, tempra il fisico dicono, ma basta un cm di pelle nell’acqua per capire che per quest’anno… rubinetto sia!
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