Le tradizioni di Sant’Antonio hanno a che vedere con il fuoco, ma soprattutto con i nostri amici del cuore
Per capire a fondo la celebrazione di Sant’Antonio Abate, dobbiamo partire dalla sua iconografia. Il Santo viene infatti ritratto sovente con un maiale che porta una campanella al collo (è anche grazie alla sua immagine che è semplice distinguerlo dall’omonimo Santo da Padova).
Il Santo fu un eremita egiziano ed è considerato il fondatore del monachesimo e il primo tra gli abati cristiani. L’ordine degli Antoniani ottenne di poter allevare i maiali nei centri abitati poiché dal loro grasso venivano prodotti unguenti medicamentosi per curare, tra le altre, malattie della pelle come il noto fuoco di Sant’Antonio. I maiali così venivano nutriti dalla comunità e giravano per le strade con un campanello al collo. Il Santo, considerato un grande traumatologo, venne così legato alle professioni dei macellai e ne divenne protettore.
Grazie a questo collegamento è uso benedire il bestiame proprio il 17 gennaio, ma anche ascoltarlo.
Pare infatti che nel giorno di Sant’Antonio gli animali sappiano parlare e non vadano interrotti mentre comunicano. Farli tacere sarebbe di cattivo auspicio.
Il modo migliore per festeggiare questa ricorrenza dunque, è comunicare con i nostri animali e ascoltarli dando loro lo spazio di parlarci. Ma il giorno di Sant’Antonio, è anche usanza preparare un piccolo fuoco. Alcune leggende narrano che fu lui a rubare il fuoco al demonio per donarlo agli uomini. Ed è per questo motivo che viene anche chiamato Sant’Antonio del Fuoco.