Mi avevano detto che qui, a Singapore, il Natale avrebbe avuto molte luci blu. E a me il blu è sempre piaciuto da quando ho capito che il cielo e il mare son blu e che tutto l’azzurro che cerchiamo sempre, non è altro che quel blu truccato dal sole. Ma il cielo e il mare sono così belli, anche appena svegli, che non c’è bisogno di trucco, e allora blu sia. Arrivato nel cuore dell’Asia, mi resi subito conto che non mi avevano detto una bugia. Sul nuovo porto di Marina Bay, ogni cosa era illuminata di blu. Il cielo era blu tra un fuoco d’artificio e l’altro, enormi alberi di luci blu splendevano da lontano… ma che cos’erano? Decisi di raggiungerli e per farlo mi immersi nel delirio del centro commerciale che avvolgeva la baia, dove a ogni angolo luminosissimi alberi di Natale mi attraevano, confondevano, facendomi perdere la strada in un labirinto di negozi che sembravano ripetersi in un vortice di vetrine, pubblicità e promesse di felicità in vendita. Un attimo di distrazione ed esitazione e una ragazza dai grandi occhi a mandorla mi aveva preso la mano. Dovevo assolutamente provare un trattamento lisciante a base di polvere di diamante mi disse… La mano appiccicata e poi graffiata, la mano impastata. E chi lo avrebbe detto mai che i diamanti potessero essere così appiccicosi? Guadagnai l’uscita sorridendo, cercando di non tradire le mie perplessità, di non deludere quella ragazza dagli occhi piccoli e grandi allo stesso tempo. Ristoranti fusion, Chanel, Dior, Rolex, Prada, Gucci, ancora ristoranti, ancora Chanel, Dior… mi ero perso. Da questo centro commerciale sembrava impossibile uscire, caspita era enorme e sempre uguale a sé stesso, persino la gente che ci lavorava non sapeva indicarmi l’uscita. E mentre mi chiedevo come avrebbero fatto ogni giorno a ritrovarsi in quella bolgia e tornare a casa… ecco la mia via d’uscita. Una lunga passerella sospesa, da percorrere per arrivare a quegli strani alberi di luci che mi ricordavano tanto l’albero della vita che avevo visto accendere all’Expo di Milano. Arrivato lì mi ricordai, ne avevo letto, erano i Supertrees, i 18 alberi alberi fotovoltaici in grado di accumulare il calore del sole e produrre energia per l’illuminazione, interrati in un bosco artificiale creato a Singapore per sfida, gioco e amore per la tecnologia. Era bello essere avvolti nella luce blu, ma era tempo di tornare alla Marina per godere dello spettacolo di luci e musica che avevano annunciato. Una volta arrivato, guardandomi intorno mi sentii immerso da una strana frenesia, qualcosa era cambiato. La gente era triplicata e si muoveva velocemente, guardando fisso lo schermo di grandi telefoni. Si stavano dando appuntamento da qualche parte? Si preparavano a fotografare lo spettacolo di luci? E ora perché, dio mio, stavano ora correndo verso di me??? Che stupido forse correvano verso quello che avevo alle spalle… e se ci fosse stato Santa Claus magari in visita in oriente? Mi voltai, di scatto e non vidi nulla. Le persone mi sorpassarono velocemente schivandomi, arrivando in pochissimo tempo oltre di me. Non c’era Santa Claus, non c’erano elfi, doni, creature magiche. Quello stormo di persone si stava muovendo come uno sciame per catturare i Pokémon… ve li ricordate? Quelli di Pikachu per capirci… quelli dei cartoni di tanti anni fa. Ora erano tornati alla ribalta con il gioco Pokémon Go e qui a Singapore, questi piccoli animaletti virtuali, sembravano non avere scampo.
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